I protocolli di green building, quali il LEED americano, sono un volano per sviluppare innovazioni legate all’efficienza energetica, finalizzate a mitigare i cambiamenti climatici e per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Al contempo offrono un importante contributo all’economia locale, incentivano la competitività e creano nuove opportunità di lavoro. Con interessanti ricadute sul prodotto immobiliare, che si fa smart e green. Ci sono storie internazionali che fanno scuola e dimostrano come le risorse europee del Piano Juncker possono essere intercettate e canalizzate, anche in questa direzione.
La fonte delle note seguenti sono tratte da un articolo comparso di recente sul “Il Sole 24 Ore”, redattrice Paola Pierotti.
Tra le best practice si possono contare alcune iniziative scelte a campione proprio dalla Commissione Europea, attraverso la campagna #InvestEU, per raccontare come sono state investite le risorse ad esempio per una start up nata in Bulgaria impegnata nell’ideazione e produzione di dispositivi intelligenti per fare di un qualsiasi alloggio una smart home; per una fabbrica in Lettonia che produce calcestruzzo con un brevetto innovativo; o ancora per un caso di sviluppo immobiliare vero e proprio com’è un mall in costruzione a Helsinki, primo tassello concreto del masterplan firmato tra l’altro dall’architetto italiano Cino Zucchi, 12 anni fa. Iniziative europee, di diversa entità, con un impatto diretto sul territorio, tutte trainate da risorse comunitarie.
Complessivamente, nell’ambito del cosiddetto Piano Juncker, in 3 anni si era stimata una mobilitazione di 315 miliardi di euro per sviluppare progetti attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), e con il coinvolgimento della Banca Europea degli Investimenti (Bei). Ad oggi è stato raggiunto il 79% del target per il triennio 2015-2018, approvato e in gran parte finanziato. Con una ricadute dirette su 300mila nuovi posti di lavoro. Fino a settembre l’Italia era il primo Paese, sorpassata ora dalla Francia, con 91 progetti approvati e un impegno di 6,1 miliardi di finanziamenti, che ci si aspetta generino 36 miliardi di investimenti aggiuntivi.
I grandi progetti che riguardano i temi delle infrastrutture, dell’energia e dell’innovazione sono 49 in Italia ad oggi (coprendo la quota di 4,5 miliardi di euro); l’altra porzione riguarda le iniziative legate alle Pmi e ad oggi quelle coinvolte sono 205mila. Strasburgo ha appena votato il via libera al Feis 2.0, estendendo e prorogando così il pilastro del piano di investimenti per l’Europa che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2018 e venire prolungato fino alla fine del 2020, passando ad un obiettivo massimo di investimento di almeno 500 miliardi.
Tra i progetti italiani già sostenuti nell’ambito del Piano Juncker, grazie all’accordo sottoscritto tra la Bei e l’Ospedal Grando Spa, con il sostegno del Feis, c’è l’Ospedale di Ca’ Foncello di Treviso per il quale è stato allocato un prestito complessivo di 68 milioni, in due trance di 29 e 39 milioni, per la costruzione e la messa in funzione della Cittadella della Salute e per il finanziamento di una parte delle sovvenzioni pubbliche del progetto.
Guardando alle start up, è entrata nella galassia Eu tra le altre anche Umbria Legno, una giovane azienda specializzata nella progettazione e fabbricazione di mobili da giardino. Trattandosi di una nuova impresa senza antecedenti in materia di prestiti, Umbria Legno trovava difficoltà ad accedere ai finanziamenti per sviluppare le proprie attività e la soluzione è giunta attraverso un prestito bancario con l’ausilio di Confidicoop Marche, sostenuto dal piano di investimenti per l’Europa. Due esempi italiani che fanno riferimento al mondo della casa e che possono stimolare la creatività di tanti altri imprenditori. Sempre ricordando che rimane possibile combinare le risorse del Piano Juncker con altri programmi come Horizon2020 o con fondi strutturali di varia natura.
Il calcestruzzo hi-tech dura di più e inquina meno
Vent’anni fa erano in 7 soci, ora sono 190 dipendenti, con un fatturato di 37 milioni di euro. La Primekss ha la sua base a Riga (Lettonia) ed è leader nell’industria del calcestruzzo con un prodotto innovativo, composito, che annulla problematiche legate a fessurazioni e ritiri, che ha una durabilità del 50% maggiore rispetto al calcestruzzo tradizionale, che si produce e installa in un terzo del tempo, emettendo però il 40% in meno di emissioni di CO2.
Il brevetto di quest’azienda riguarda un prodotto particolarmente indicato per fondazioni, partizioni orizzontali e pavimentazioni, tutte senza giunti; richiede una manutenzione ridotta e garantisce performance apprezzate negli shopping mall e in spazi industriali, ma anche per edifici di social housing. Con 10 milioni di mq di calcestruzzo composito posato in questi anni, la Primekss tiene saldo il suo quartier generale in Lettonia, ma le commesse sono ormai in tutto il mondo, grazie alla fiducia consolidata con clienti del calibro di Volvo o Skanska, piuttosto che Lidl o Ikea. Un successo imprenditoriale favorito anche dal sostegno dell’Europa, in termini di risorse e di garanzie, per un ammontare di 2,4 milioni di euro (nell’ambito del programma Eureka, InnovFin) concesso via via in dieci anni fino al 2016. «Il tema dell’efficienza energetica – ha commentato Janis Oslejs, ceo della Primekss – è centrale per la nostra azienda ed è stata una leva anche per intercettare le risorse comunitarie».
Più in generale la Lettonia dal 2014 ha potuto beneficiato ogni anno di circa un miliardo di euro dall’Unione Europea (e così sarà fino al 2020). Le risorse sono state destinate in gran parte ai settori dell’agricoltura e dei trasporti, ma tra mancano tra i progetti grandi opere come l’Aeroporto di Riga, che ha ottenuto 100 milioni di co-finanziamento per il restyling, e la nuova concert hall Big Amber di Liepaja, che in un paio d’anni dalla sua inaugurazione ha fatto quasi raddoppiare la presenza turistica.
Dall’area dismessa di Pasila un quartiere a zero emissioni
Un maxi-sviluppo immobiliare con un mix di funzioni, per rigenerare un’area dismessa e inutilizzata da anni; attenzione all’ambiente con nuovi edifici Nzeb (nearly zero energy building); e co-finanziamento comunitario. A 3 chilometri dal cuore di Helsinki, decine di gru danno conto dei lavori in corso nell’area di Pasila dove entro il 2019 inizierà a pulsare il nuovo Tripla Mall, primo tassello di un quartiere urbano per 3mila persone che si svilupperà su un’area di 190mila mq, per un investimento complessivo di un miliardo di euro.
Pasila sarà il simbolo della nuova Helskinki, ad alta densità e con alte performance in termini di efficienza energetica, sviluppato sulla base di un piano urbanistico promosso dalla municipalità, con la forza imprenditoriale dei privati e con l’abbrivio di 130 milioni di euro di risorse europee. In quest’area oggi è in costruzione il centro commerciale che farà da volano all’operazione che via via si arricchirà di un hotel con 430 stanze, di due torri residenziali per 430 alloggi, altre edifici per uffici, parcheggi per 2500 auto e per 3400 biciclette, il tutto in un sistema di trasporti integrato. Ci sarà anche una nuova stazione ferroviaria collegata con l’aeroporto.
La carta green è il filo che lega il piano di sviluppo, trova alleati il pubblico e il privato e coinvolge la filiera in tutto il ciclo di vita del progetto, dal cantiere alla gestione del patrimonio. Questa di Pasila è una delle operazioni più interessanti in Finlandia dove gli investimenti europei del Piano Juncker incontrano direttamente delle operazioni di real estate. Tra le altre iniziative in fieri ci sono anche alcuni progetti residenziali, sempre sostenuti dall’Europa e sempre con un forte legame con il tema delle risorse e dell’energia, promosse rispettivamente dal colosso Sato – che possiede circa 25.700 appartamenti in affitto nei maggiori centri di crescita della Finlandia e a San Pietroburgo in Russia e che ha ottenuto un finanziamento di 150 milioni dall’Ue – e dal developer immobiliare Vvo Group (contributo di 75 milioni).
Un sistema domotico smart per monitorare i consumi
Un’assistente smart per la casa, nuova o datata che sia, accessibile a tutti. E al contempo un sistema efficace per registrare i comportamenti e controllare i consumi, capace di restituire informazioni utili per rendere gli edifici intelligenti ed efficienti, con performance customizzate. L’idea è di un giovane startupper bulgaro, Lyuboir Yanchev, ed è diventata un’azienda, la MClimate, che oggi ha due fabbriche in Bulgaria, quattro uffici a Sofia, Bergamo, Madrid e New Delhi e 32 distributori nazionali. Anche questo è un progetto finanziato dall’Europa (attraverso il programma Jeremie dedicato alle piccole e medie imprese) con 200mila euro di contributi per un valore totale di 1,1 milioni di euro.
Come funziona? Attraverso il proprio smartphone, si possono ricevere informazioni sull’impianto di riscaldamento, sulla caldaia, sui diversi elettrodomenstici, avendoli a monte collegati a dei dispositivi (con un prezzo variabile dai 10 ai 25 euro ciascuno) che ricevono e inviano informazioni. Una soluzione unica per controllare da remoto la propria casa, programmare lo stato di comfort desiderato, ottimizzare le spese in bolletta. Farne un business non era scontato e la miccia è scattata quando Yanchev si è aggiudicato il premio come giovane talento organizzato dal ministero dell’Istruzione della Bulgaria, è entrato nella rosa europea, iniziando così il percorso per intercettare un contributo pubblico e dare sostanza alla sua ricerca applicata.
MClimate è uno dei nove progetti dedicati alle piccole-medie imprese, approvati in Bulgaria nell’ambito della campagna promossa dall’Unione Europea a partire dal 2014, per un ammontare di 68 milioni di investimento e con una previsione di generarne complessivamente 923, con il supporto dei privati, con altre risorse e con l’indotto. Sono quattro invece i grandi progetti infrastrutturali approvati e finanziati dalla Bei in questo Paese, con 287 milioni di investimento e una capacità stimata di innescarne 662 complessivi.