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10 FAQ su LEED

Per quali motivi il protocollo LEED® (The Leadership in Energy and Environmental Design) è interessante per le aziende italiane?

Perché rappresenta un valido strumento per comunicare al mercato che l’azienda rispetta l’ambiente. E’ una certificazione questa nordamericana degli edifici, i quali vengono controllati da un Organismo apposito che si chiama GBCI®, collegato all’Organismo USGBC®, proprietario di questo protocollo, che di fatto è un sistema di rating come il BREEAM® inglese, il DGB® tedesco, il WELL® americano e così via.

Gli edifici vengono certificati prendendo in considerazione 5 aree: la sostenibilità del sito in cui vengono costruiti (es. quanto distanti sono i trasporti pubblici), la qualità dell’aria degli ambienti interni (es. quanti VOC vengono emessi dai materiali, se questi sono certificati GreenGuard®), materiali e risorse (es. se il legno utilizzato nei mobili è certificato FSC® o il contenuto di riciclato pre e post consumo secondo la norma ISO 14021 nei materiali è di una certa %), efficienza energetica (es. serramenti performanti, pompe di calore, impianti fotovoltaici), efficienza idrica (es. se acqua piovana utilizzata per dare da bere a piante o per scarichi wc). Ogni area dà diritto a dei crediti i quali a loro volta danno diritto a dei punti. Più l’edificio si prende punti e più può ambire al livello di rating più alto (platinum: con più di 80 punti), piuttosto che silver, gold e certificazione base. In quest’ottica i prodotti concorrono all’ottenimento di crediti da parte dell’edificio attraverso una “mappatura” che viene effettuata sul prodotto.

La certificazione LEED® è obbligatoria?

No, è volontaria, anche se è diffusa in tutto il mondo. In Italia i cantieri LEED® sono aumentati negli ultimi anni. Basti pensare al City Life di Milano, piuttosto che la torre Unipol a Bologna, il Km Rosso a Bergamo, la Caserma Ederle a Vicenza e così via. Dietro un edificio LEED® di solito ci sono compagnie di assicurazione; in questo modo l’edificio perde meno valore nel tempo.

Per i produttori di manufatti poi (settore edilizia e legno-arredo) lo è di fatto a livello commerciale. Si pensi ad esempio a quelle aziende che effettuano forniture contract a livello internazionale. Inoltre, alcuni aspetti del LEED® (es. emissioni VOC, contenuto di riciclato, ecc.) le aziende se li ritrovano nelle forniture con la pubblica amministrazione (es. CAM: crediti ambientali minimi) o perché obbligati da leggi cogenti (es. in edilizia: Direttiva Materiali da Costruzione).

Se la certificazione non è obbligatoria, perché mi viene richiesta dal mio committente?

Perché vuole essere garantito sul fatto che i miei prodotti concorrano al maggior numero di crediti, in modo da poter ambire alla certificazione massima da parte dell’edificio.

Il calcolo dei crediti avviene attraverso un’attività che si chiama “mappatura” del prodotto che viene effettuata analizzando le sue caratteristiche tecniche, schede di sicurezza e test di laboratorio. Questi dati vengono poi confrontati con i requisiti previsti dal protocollo. Volendo semplificare: la mappatura è una sorta di “panino” all’interno del quale ci sono determinate “fette”. Le “fette” sono rappresentate dalle certificazioni (es. FSC®, Grenguard®, EPD®, ISO 14001, OHSAS 18001, ecc.) in possesso dell’azienda.

La certificazione LEED® in quali Paesi è riconosciuta?

E’ un protocollo internazionale, riconosciuto quindi in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi dell’area dollaro.

Se ho usato materiali ecologici posso mettere la dicitura LEED® sul prodotto?

No, la certificazione riguarda solo gli edifici. I prodotti possono solo “concorrere all’ottenimento di un determinato nr. di crediti”.

Posso utilizzare prodotti non salubri in presenza di questa certificazione?

Dipende cosa s’intende per prodotto salubre. In ogni caso, se ad esempio il mio prodotto emette molti VOC, mi precludo la possibilità di concorrere ad un determinato nr. di crediti previsti nell’area “qualità dell’area degli ambienti interni”. Fatto salvo poi il caso che un manufatto debba essere conforme alla legislazione vigente (Direttiva REACH: es. contenuto di sostanze chimiche quali formaldeide, ftalati, ecc.)

Le normative ambientali sono diverse ad esempio tra Europa e Stati Uniti?

Se parliamo di normative, sì. In USA ogni Stato ha le sue, si pensi ad esempio al fuoco. In California, ad esempio, esiste una Certificazione di Prodotto che riguarda i pannelli in legno denominata CARB®, che coinvolge parecchie aziende italiane facenti parte della filiera del legno-arredo.

Per quanto riguarda il LEED®, non c’è differenza tra quello italiano e quello americano: entrambi sono la stessa cosa.

Quali sono le principali differenze tra LEED® e altre normative ambientali?

Il LEED® è un protocollo di green building volontario. Le normative invece sono quelle stabilite dalla legislazione vigente.

Costruisco manufatti ecologici e per ogni commessa il mio prodotto è diverso, come posso fare?

Dipende cosa s’intende per “ecologico”. In ogni caso, un prodotto può essere “mappato” singolarmente, in quanto facente parte di una stessa famiglia o a livello di materiali con i quali è fabbricato. In quest’ultimo caso, se i materiali sono gli stessi, nulla cambia se fornisco una commessa o più commesse.

Come avviene in pratica la certificazione?

L’edificio viene progettato e costruito secondo diversi e precisi parametri. Arriva poi il momento per l’azienda manifatturiera che la committenza, piuttosto che l’architetto o lo studio di ingegneria che hanno progettato o che stanno costruendo l’edificio, chieda a quanti e quali crediti concorre il prodotto da essa fornito. Si passa quindi alla certificazione finale con l’intervento dell’Organismo indipendente preposto, il GBCI americano.

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